Le case automobilistiche non hanno tutte lo stesso parere sull’utilizzo dei veicoli ibridi plug-in per ridurre le emissioni di CO2. Alcuni sostengono che la maggior parte dei modelli presenti sul mercato vengono utilizzati in modo tradizionale, quindi senza sfruttare la modalità 100% elettrica.
In questo caso, le emissioni di anidride carbonica prodotte sono superiori rispetto a un veicolo standard visto il peso maggiore. Questo perché accanto al motore a combustione interna è presente una batteria e un propulsore elettrico che contribuiscono a far aumentare il peso complessivo del modello.
Ola Kallenius: il CEO di Daimler sostiene i veicoli ibridi plug-in contro le emissioni di CO2
In una recente intervista a Autonews, Ola Kallenius – CEO di Daimler – ha spiegato però che i veicoli ibridi plug-in di ultima generazione vengono utilizzati maggiormente in modalità full electric rispetto alle prime versioni.
“Questi discorsi si basano ancora sulla prima generazione dei veicoli ibridi plug-in, dove le batterie erano più piccole e le autonomie in modalità 100% elettrica più contenute. Adesso la situazione è cambiata, la lunga autonomia delle nuove generazioni di veicoli ibridi plug-in fa sì che vengano utilizzate di più in modalità a zero emissioni“, ha detto il dirigente.
Kallenius ha spiegato che molti clienti Mercedes possono andare a lavorare e tornare a casa (e viceversa) per un’intera settimana con la propria auto ibrida plug-in sfruttando esclusivamente la modalità completamente elettrica.
Ad esempio, la versione PHEV dell’ultima generazione della Mercedes Classe C assicura all’incirca 100 km di autonomia con una singola ricarica in modalità 100% elettrica, oltre il doppio di quella garantita dalla vettura di precedente generazione. Oltre a Kallenius, anche Michael Cole – CEO di Hyundai Europe – ha affermato che la tecnologia ibrida plug-in permette di ridurre realmente le emissioni di CO2 in quanto molti automobilisti viaggiano a zero emissioni per gran parte del tempo.