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Costa: “Ecco perché dico addio alla Formula 1”

Dopo trentun anni l’ingegnere italiano lascia la competizione regina del motorsport: lavorerà in Dallara

Aldo Costa

Aldo Costa dice addio alla Formula 1. Dopo trentun anni, il 58enne parmense lascia il Circus per occuparsi di un nuovo progetto: da gennaio 2020 entrerà come CTO (Chief Technical Officer) in Dallara Automobili, principale costruttore mondiale di auto da corsa. A fine settembre concluderà la collaborazione professionale – da Technical Advisor – con il team Mercedes-AMG, dopo aver dominato, nell’era ibrida, la competizione regina del motorsport, tra Gran Premi, Mondiali e nuovi record. Sono cinque anni che il gruppo anglo-tedesco conquista ininterrottamente il campionato piloti e costruttori.

La carica come CTO di Dallara costituisce un’occasione per Aldo Costa di avere soddisfazioni professionali, avvicinandosi a casa. Lavorerà su un’ampia gamma di progetti automobilistici e da corsa, mentre formerà i futuri ingegneri italiani. Una funzione già attivamente svolta in Mercedes durante gli otto anni di permanenza. Contattato dall’edizione italiana di Motorsport, Costa racconta la Formula 1 vissuta in presa diretta e  l’opinione su quanto accadrà nel 2021. Liberty Media intende attuare una rivoluzione: componenti standard, effetto scia, Gran Premi e budget cap sono solo alcune delle aree esaminate.

Se gli mancherà la squadra Mercedes. “Si è costituito un team unico nel quale non ci sono correnti o dissidi. Si è creata una situazione speciale, uno di quei magici eventi che accadono nello sport: non accadono per caso perché si costruiscono minuziosamente in tutti i dettagli. Ho trascorso otto anni nei quali ho dato tutto, ma anche ho ricevuto tutto. Notavo sempre di più negli ultimi mesi che le persone che al mattino escono dal turno di notte ti salutano con quel sorriso pieno di orgoglio e di rispetto. Questo mi mancherà. Il team lavora in armonia, tutti si rispettano e collaborano diventando un team unico”.

Clima in Ferrari. “Anche in Ferrari nel periodo vincente si era creato questo gruppo che lavorava bene insieme e creava una sorta di scudo sulle turbative esterne e questo manteneva quella tranquillità per vincere e che oggi c’è in Mercedes.”

Perché esce da questo mondo ideale. “Il mondo ideale è una cosa, la vita reale è un’altra. Sono passati otto anni di vita in Inghilterra che per me sono stati faticosi. E dopo 31 anni di F1, monotematici c’era un po’ di logorio dovuto anche al tanto viaggiare. La famiglia che sacrifichi per l’ennesima volta e questa mono-cultura che se non fai un movimento adesso finisci la carriera avendo fatto solo F1″.

La nuova esperienza in Dallara. Si è aperta la prospettiva di diventare CTO in Dallara che è una sfida estremamente avvincente: la Dallara è cresciuta tantissimo negli ultimi anni e vuole collocarsi a un livello superiore da un punto di vista dell’organizzazione e dei processi e vuole dedicarsi alla ricerca di nuovi giovani grazie all’Accademia e il Muner. Dopo aver vissuto tre grossi cicli della mia vita in Minardi, Ferrari e Mercedes, l’idea di seguire Giampaolo, che è stata la prima persona che ho conosciuto nell’ambito del Motorsport, mi permette di chiudere un ideale cerchio”.

Quando è partita l’idea. “Toto sapeva già da parecchio che io non avrei continuato in eterno. Già tempo fa iniziai a pensare a come disimpegnarmi progressivamente: insieme a Marc Ellis, l’altro direttore di performance, abbiamo deciso, prima di uscire dai rispettivi ruoli, di collaborare alla formazione dei giovani per far crescere l’azienda, per assicurare le risorse affinché la squadra possa andare avanti meglio di prima. Ed è quello che abbiamo fatto. Abbiamo lavorato fino alla fine dello scorso anno per definire i processi e le persone in modo che venissero preparati. E quest’anno abbiamo fatto un lavoro di monitoraggio. Ho fatto da mentore alle persone che sono state promosse: questo ha creato un movimento verso l’alto che ha generato tantissimo entusiasmo all’interno della Mercedes. Parlo di entusiasmo perché le persone hanno sfide sostanziosi da vincere”.

Monoposto 2020: eredità in buone mani. “Sì, già per la macchina 2019 si è definita un’organizzazione di processi che si è usata in questi anni, ma io avevo già iniziato un progressivo cambiamento di ruolo. La macchina 2020 non l’ho seguita, ma è il frutto di un lavoro corale. C’è stato questo lungo lavoro che in F1 non si vede, perché di solito uno a un certo punto sparisce e viene sostituito da un altro che riorganizza il gruppo secondo i suoi dettami”.

Chiave del successo. “Penso di sì, ci sono persone con più responsabilità, ma hanno un modo di lavorare organizzato, senza sorprese o dubbi che fanno cadere la prestazione. Anzi si esprime il proprio meglio, senza perdere tempo!”.

Aspettative sul dominio Mercedes di questanno. “Non ce lo aspettavamo, eravamo seriamente preoccupati dopo il primo test perché vedevamo la Ferrari più competitiva di noi nei long run e nel giro singolo. Già nel secondo test, quando ha fatto il suo debutto il pacchetto Melbourne abbiamo guadagnato qualcosa, ma siamo usciti dall’inverno consapevoli che la W10 dovesse essere sviluppata in alcune aree perché aveva qualche problema di fondo che andava risolto. Da lì è partito un programma molto intenso che ha portato all’arrivo di componenti che sono stati prodotti in progressione dalla terza alla quinta gara”.

Finanziamento sviluppi extra-budget. “Sì, alcune cose le abbiamo dovute rivedere radicalmente, dovendo avviare un lavoro extra che è stato definito dopo i test invernali. Dopo Melbourne in sequenza sono arrivati dei pezzi che erano effetto di una reazione dopo i test invernali”.

Richiama dalla Ferrari. “Mah, è una cosa privata. Recentemente no, non è che io avessi diverse opzioni, mi sono concentrato sul progetto con Dallara e Pontremoli”.

Realismo monoposto 2021 (mostrate in galleria del vento). “È il solito giochino che abbiamo già vissuto altre volte: quando c’è un regolamento nuovo c’è il tentativo delle squadre di andare oltre. A livello aerodinamico è piuttosto maturo, ma non è ancora completamente definito e dovrà esserlo entro il mese di ottobre. Per quanto riguarda le standardizzazioni siamo un po’ scettici, dopo il fallimento dell’adozione del cambio unico. I freni della Brembo, piuttosto che i cerchi della BBS saranno sviluppati in funzione della logica di costi per cui potremo cominciare a lavorare solo quando sapremo che materiale ci forniranno. Ci sono standard di cui non abbiamo disegni e progetti”.

Budget cap. “Non capisco perché c’è già uno standard economico imposto dal budget cap che costringerà noi, Ferrari, Red Bull e forse Renault a ridurre dei costi, mentre credo che non riguarderà le altre squadre medie e piccole. Se c’è un vincolo di spesa non capisco la standardizzazione dei pezzi perché rischia di essere un doppione. Bastava adottare il budget cap per lasciare tutto il resto come era”.

Conseguenze freni standard. “Il rischio è che si spendano più soldi nel corner per ritrovare con soluzioni più complesse quello che eventualmente si è perso con la standardizzazione. E al primo anno sicuramente si spende di più, perché bisogna buttare nel cestino le tue esperienze e ricominciare daccapo. Noi non li vediamo bene, ma non è solo un discorso dai top team, ma è più generale. Ci saranno anche tante aree congelate per risparmiare poco”.

Vincoli power unit. “Sul motore ci sono molte cose prescrittive e quello può anche andare bene anche se limita un po’ lo sviluppo. Sul telaio c’è proprio l’adozione di parti uguali che non andranno bene per tutti, perché ci saranno delle cose di contorno che non saranno perfette”.

Favoritismi coi pezzi standard. “Non mi spaventa, i pezzi saranno uguali per tutti”.

Sviluppo aerodinamico. “Da un punto di vista aerodinamico i team cercheranno le opportunità di sviluppare i valori di performance di oggi. In sostanza la macchina 2021 è stata progettata affinché la scia della ruota anteriore finisca nelle pance con un’efficienza del veicolo scarsa. I team cercheranno con le libertà sulle geometrie di manomettere questo concetto”.

Turbolenze portate fuori dai pontoni. “Non lo so, si comincerà a studiare una macchina disegnata a regolamento 2021, per poi valutare quali sono le cose negative sulle quali manipolare le geometrie in modo tale da creare delle geometrie virtuose che creano il flusso corretto intorno alla macchina. Per cui potremmo vedere delle cose che la FIA non vuole”.

Cambiamenti per cercare i sorpassi. “C’è sempre uno scollamento fra la realtà recente e il lavoro di studio e analisi delle norme che è partito qualche anno fa.Ce n’era bisogno?Non lo so, lo chiedo a voi. Recentemente abbiamo assistito a gare epiche”.

Contributo Hamilton alla crescita del team. “Lewis è arrivato in un momento nel team che non era quello di adesso, ma era una squadra che in gara arrivava quarta o quinta. Ha portato la sua determinazione, non cose tecniche. Mi chiamava a casa durante i weekend per propormi delle idee. E io sollecitato cercavo di dargli delle risposte nel minor tempo possibile. È stato molto utile averlo sempre così vicino…”.

Quale campione ricorda Hamilton. “Mi ricorda molto Michael [Schumacher, ndr], anche se i due sono completamente diversi, perché quella di Lewis è una determinazione che mi ricorda quella di Schumi, sebbene siano diversi per caratteristiche fisiche e di carattere. Ma è stato molto bello vincere anche con Kimi nel 2007. Con lui ho lavorato benissimo”.

Raikkonen non chiamava al telefono. “No, però era un tipo di poche parole, ma molto buone. In realtà con il gruppo di ingegneri con cui collaborava era loquace il giusto”.

Alonso. “Ne ho già parlato altre volte. Ho collaborato con lui e non siamo riusciti a portare a casa quello che credo il team si meritasse. Però mi sono sentito più in sintonia con gli altri piloti di cui ho parlato.

Mercedes di F1 guidata a Imola. “Mi piace girare in pista e mi sono candidato per girare per Dallara come collaudatore”.

Cervello in fuga di rientro. “Non mi sono mai sentito un cervello in fuga: sono un cittadino di Parma, italiano ed europeo, per cui non sono mai… scappato perché considero la mia nazione l’Europa. Non siamo stati cervelli in fuga, ma abbiamo seguito le opportunità dove si presentavano. È normale che l’Europa offra più possibilità che l’Italia”.

Nuovo regolamento, nuove gerarchie. “Ci sono stati due cambi regolamentari, ma abbiamo continuato a vincere. Quelle sono state tappe importanti per evitare il degrado del gruppo. E penso che più si va a fondo nella definizione del nuovo regolamento e più c’è chi ha speranze di livellare le carte. Non è così, credo. Chi è più strutturato continuerà a vincere e il gap fra i grandi e i piccoli si aprirà ancora…”.

Monza più belle. “Ho tanti ricordi: basti ricordare i titoli vinti che sono molti: 24 mondiali, 13 Costruttori e 8 Piloti”.

F1 seguita attraverso Haas. “Certo, la Haas fa parte dei pacchetti che seguirò. Dallara ha una struttura notevole anche come struttura. E cercherò di formare un gruppo di giovani di talento”.

Attività inedite. “Non so, prima dovrò entrare in Dallara. L’obiettivo è portare avanti dei nuovi talenti , come è successo con Resta, Montecchi e Onorato a Maranello”.

Desideri. “Ci sono tante opportunità visto che si realizza anche la Supercar Dallara, ma se capitasse di fare una Le Mans mi piacerebbe molto, perché è un’esperienza che mi manca”.

Guida Indycar. “Chissà, anche se la monoposto da ovale la considero molo impegnativa”.