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Mercedes Italia: “Servono degli incentivi”, e sui piani futuri…

Il numero uno di Mercedes-Benz Italia appoggia la decisione del Governo di porre fine alla produzione di auto a combustione interna.

Mercedes logo

Il ministro della Transizione ecologica ha scatenato un gran bel vespaio di polemiche, nel momento in cui ha comunicato che il phase out della vendite di nuove auto a combustione interna scatterà entro il 2035. In tanti, hanno voluto prendere una posizione in merito. E nemmeno i rappresentanti italiani di Mercedes si sono sottratti dall’esprimere la loro opinione.

La spaccatura è netta, tra chi appoggia il provvedimento assunto dalle autorità governative e chi, invece, ritiene sia una mossa troppo prematura nelle tempistiche. Inoltre, qualcuno si schiera esattamente a metà, convinto sia un obiettivo raggiungibile. Ma solo premesse certe condizioni, compreso un supporto davvero consistente dell’esecutivo, in misura maggiore rispetto a quanto assicurato fino a oggi.

Mercedes: un parco circolante troppo obsoleto

Il presidente di Mercedes Italia, Radek Jelinek, ha concesso una lunga disamina a riguardo nell’intervista rilasciata sulle colonne del Corriere della Sera. Secondo il massimo portavoce della compagnia nei nostri confini, nella quasi totalità dei Paesi europei forti agevolazioni dello Stato e infrastrutture reali, concrete, supportano il segmento dei veicoli elettrici. Lo step per giungere alla transizione definitiva crede debba passare attraverso tali tappe essenziali.

Il responsabile di Mercedes-Benz per ciò che concerne il mercato italiano pone il focus sul regime impositivo dei veicoli aziendali. A suo avviso, servirebbe un adeguamento al più presto. Oggi si sarebbe, infatti, condizionati dalle scarse agevolazioni concesse dalle istituzioni, che non favoriscono il ricambio del parco circolante, formato da circa 12 milioni di auto Euro 0, 1, 2, 3 e 4. Bisognerebbe sostituirle in tempi rapidi, mediante un piano di incentivi a lungo termine. Per Jelinek è l’elemento che darà modo di riprendere il slancio, il Recovery plan deve ridare competitività, coinvolgere i fornitori, alcuni in sofferenza.

Mercedes Jelinek

A proposito delle new entry Mercedes previste in listino, il vertice della divisione italiana della Stella rassicura i sostenitori dei motori termici: il passaggio del marchio verso l’elettrico sarà consentito dalle unità a diesel e benzina. Nel 2022 verrà il turno della Classe A, sottoposta alle operazioni di restyling, della nuova GLC, oltre alla Classe B, ciascuna con propulsori ibridi e termici. Il Citan e la Classe T, con elettrici e termici, per arrivare alla berlina EQE e al SUV EQS, esclusivamente alla spina.

Relativamente al top di gamma, sono in procinto di sbarcare tante proposte emblematiche della Casa, dei veri e propri miti. Comunque, la SL costituisce il non plus ultra dell’eccellenza tedesca, l’auto che significa tuttora il raggiungimento di un dato status social. A suo personale avviso, rimane la macchina più bella, definita da una inedita piattaforma. Il proposito è di non soffermarsi più ai trend del passato, oggi Mercedes è una realtà aperta, simpatica, moderna. L’approccio esclusivo è evidenziato dalla fattura artigianale, dalla dotazione tecnologica di primo livello e dal retaggio industriale.

Troppa dipendenza dall’Asia

Mercedes Jelinek

Le battute finale vertono sulla Cina, che è diventata la regione più importante, in ottica di mercato, nel panorama mondiale per il Costruttore. Ciononostante, rimarca Jelinek, è imprescindibile ridurre via via la dipendenza dal continente asiatico, soprattutto in termini di approvvigionamenti e forniture. A tal proposito, la figura cardine di Mercedes-Benz Italia illustra il progetto.

In Cina fabbricano localmente e sono presenti pure con una Gigafactory, altre quattro saranno, invece, dislocate nel Vecchio Continente, tre nel resto del mondo, per un ammontare complessivo di otto. L’emergenza epidemiologica – ha aggiunto – è stata sicuramente capace di condizionare la strategia dell’intera filiera, ragion per cui proveranno a essere più autonomi pure sotto il piano dei semiconduttori. Presso il quartier generale di Stoccarda sono in corso parecchie attività per risolvere la carenza di chip, scaturente un blocco produttivo per ciascun costruttore. Il fine è quello di acquisire una indipendenza assoluta.