Secondo indiscrezioni la cancellazione del Gran Premio di Formula 1 d’Australia è arrivato dopo che Ola Kallenius, CEO di Daimler, ha chiamato Toto Wolff, che fino a quel momento voleva correre in Australia nonostante l’Europa fosse paralizzata dal nuovo Coronavirus. I casi positivi (o sospetti) sorti tra le squadre e l’opinione contraria dei piloti non erano stati utili, non perché “il denaro è re”, come diceva Lewis Hamilton, ma perché i regolamenti avevano generato un vicolo cieco.
Giovedì sera, dopo che la McLaren aveva deciso di non correre, poiché uno dei suoi membri era risultato positivo, i team hanno incontrato a Melbourne il direttore della Formula 1 Ross Brawn e il presidente della International Motoring Federation, Jean Todt, al telefono. Poiché il regolamento afferma che una gara viene annullata solo se non ci sono almeno 12 monoposto alla partenza, sarebbe stato necessario che cinque squadre avessero deciso di non correre. Ferrari, Alfa Romeo e Renault si sono unite alla McLaren, mentre Mercedes, Red Bull, Alpha Tauri e Racing Point hanno votato in favore per la gara. Haas e Williams hanno detto che avrebbero votato per la maggioranza e, visto il pareggio, è stato Ross Brawn che ha deciso che venerdì il Gran Premio si sarebbe corso.
E’ stato proprio di fronte a questo vicolo cieco che Ola Kallenius ha richiamato Toto Wolff. Il presidente di Daimler inizialmente aveva lasciato la decisione al direttore della squadra, per le sue preoccupazioni successivamente ha ordinato Wolff di non correre. A quel punto il team principal della Merces ha informato Brawn che la sua squadra stava cambiando il voto. Rimanendo solo 10 macchine disposte a correre, la Formula 1 ha dovuto annullare la gara.
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