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Mercedes 190E I e II: ecco cosa le rese così speciali

Negli Anni ’80 le Mercedes 190E Evo I e II si imposero nel motorsport: ecco cosa le rese speciali da far mangiare la polvere anche alle BMW.

Mercedes

Negli anni ’80, si tenne una specie di “corsa agli armamenti” tra BMW e Mercedes-Benz. In palio la supremazia assoluta nell’ambito del campionato DTM. All’epoca le due società erano i pezzi grossi ed entrambe tirarono fuori eccezionali special di omologazione. La BMW M3 divenne qualcosa di più di un mezzo dedicato. Fu prodotta anche in numero relativamente elevato, almeno rispetto alle più esclusive Mercedes 190E Evo, sebbene vada notato come la M3 aveva una variante Evo. 

Fu suo il merito se Mercedes-Benz finì col sviluppare l’Evo II, qualcosa che quantomeno avrebbe tenuto il passo con la BMW su strada e avrebbe combattuto in pista. In realtà, le cose andarono meglio del previsto, dato che la Stella di Stoccarda ne sarebbe uscita trionfante dalla sfida testa a testa, finendo dritta dritta nei libri dei record e nell’albo d’oro. Ancora una volta la Stella di Stoccarda dimostrò coi fatti la propria grandezza e costrinse i connazionali a mangiare la polvere. Frutto di uno studio di progettazione impeccabile e la solita, inappagabile, sete di gloria.

Mercedes 190E Evolution I e II: mente proiettata solamente alla pista

Un elemento che distingue veramente le vetture da qualsiasi altra cosa che Mercedes-Benz abbia mai fabbricato è il fatto che le berline in questione sono state sviluppate con uno scopo “singolare”: affermarsi nelle gare.

Mentre la Casa dell’Elica fu in grado di far uscire dalla catena di montaggio migliaia di M3, Mercedes-Benz fu più che felice di attenersi al minimo indispensabile, stabilendo un prezzo abbastanza sconsiderato e concentrando le energie, fisiche e nervose, sulla realizzazione di un’auto corsaiola. Tale macchina era totalmente votata alla pista, il resto era secondario. Chi dirigeva le operazioni sapeva esattamente il fatto suo e non perse occasione per dimostrarlo sin dalle battute iniziali. Il potenziale del mezzo era espresso in un ambiente ben circoscritto e ciò favorì il raggiungimento dei traguardi prefissati.

Mercedes 190E: collaudate da Cosworth

Sebbene tutte le unità da 2,3 litri e 2,5 litri fossero state sviluppate da Cosworth, pure le Evo in esame da 2,5 litri a 16 valvole finirono messe a punto per ottimizzare l’erogazione di potenza. I motori Evo avevano peraltro una corsa più corta, incrementando il limite di giri e permettendo alle auto di girare più forte e più velocemente. I valori tecnici toccavano fino a 230 cavalli con il pacchetto di prestazioni AMG montato (un’opzione per l’Evo I, l’equipaggiamento standard per l’Evo II).

Motore del Rev-Happy

Nel motorsport, la limitazione può davvero essere la madre di ogni invenzione. Inizialmente, il propulsore Cosworth da 2,3 litri era stato progettato per dare filo da torcere alle vetture da rally del Gruppo B, ma rendendosi presto conto che l’unità aspirata non poteva eguagliare le performance delle turbo, gli ingegneri e i meccanici spostarono le loro attenzioni sul DTM.

Malgrado costituisse la loro seconda scelta, andò magnificamente poiché avevano prontamente disponibili gli strumenti giusti per centrare l’obiettivo. Alla fine, aggiornato a 2,5 litri, il 4 cilindri di cc relativamente grande era capace girare fino a 7600 giri / min.

Mercedes 190E Evolution I e II: bodykit funzionale

Il bodykit sull’Evo I era già piuttosto selvaggio, facendolo risaltare dalla massa. Presto, divenuto pure palese che non si trattasse di una normale Mercedes 190E, l’Evo II fece un ulteriore passo avanti. Il coefficiente di resistenza aerodinamica fu ridotto a 0,29 Cx: incredibile per ciò che, in dei conti, era e resta una berlina a quattro porte. Inoltre, l’ala posteriore era regolabile, in modo che la macchina potesse essere configurata correttamente per differenti tipologie di tracciati.

Sospensione autolivellante

La maggior parte delle Mercedes-Benz del periodo aveva effettivamente questa caratteristica, eliminando il solito cedimento che si verificava quando l’auto era spinta fino al limite. Nessuno di loro aveva comunque un interruttore a bordo come l’Evo, in grado di regolare l’altezza di marcia in un attimo qualora fosse necessario. E necessario lo era per davvero, in considerazione della bassa altezza da terra. Altrimenti, superare un dosso con il bodykit ultra raro avrebbe probabilmente causato delle tragedie.

Eccellente maneggevolezza

Sebbene, per qualche strana ragione, lo sterzo non fosse dei più avanzati, ma tendeva a creare talvolta alcuni problemi (nitidamente avvertiti dai piloti professionisti e non) le sospensioni e il telaio compensarono in maniera più che adeguata.

Anche per gli standard odierni, le auto esaminate sono grintose e accattivanti da guidare in pista o nei tornanti. Insomma, non vanno incontro alla domanda del dirigente medio alla ricerca di comfort a bordo. Per montarci a bordo e prendere in mano il volante devi avere una predisposizione alla velocità, ai ritmi sostenuti. Sennò, qualora la dimestichezza con gioiellini del genere lasciasse a desiderare, rischieresti sul serio di andare incontro a sorprese poco piacevoli, o addirittura a porre a repentaglio la tua stessa incolumità. Si discosta da ciò che normalmente ti aspetteresti da qualsiasi Mercedes, specialmente con le sospensioni nella loro collocazione più ribassata.

Pedigree da corsa

Alla fine, hanno raggiunto esattamente ciò che si erano prefissatiedi fare, dominando il campionato DTM e alla fine vincendo in quella stagione piuttosto agevolmente. Era pure qualcosa da non ripetere, poiché questa consisteva nell’ultima vettura costruita dal brand di Stoccarda destinata a competere in qualsiasi evento motoristico. 

Da allora la Casa madre ha ceduto le redini alla divisione sportiva AMG. Ed è giusto sottolineare che mai la scelta fu più azzeccata, come sincerano i risultati ottenuti nella classe regina dello sport su quattro ruote, ossia la Formula 1. Indipendentemente dall’esito della stagione in corso, il predominio della scuderia di Toto Wolff nell’era del turbo ibrido ha rappresentato qualcosa di incredibile, con le doppiette piloti-costruttori infilate una in fila all’altra senza soluzione di continuità.

Straordinariamente rara

Con entrambe le serie limitate a 502, per un totale di 1004 esemplari Evo, trovarle oggi è abbastanza difficile. Hanno anche un costo notevole in quanto sono diventati un oggetto estremamente ambito dai collezionisti.

Se vuoi una Merc veloce, ci sono sicuramente opzioni migliori e più veloci in circolazione, tra cui tutta una serie di proposte AMG nuove o quasi nuove, o persino una 190E con un motore più potente allestito. Ma nulla sembra buono come la 190E originale.